LE VISIONI DI GIULIANA DI NORWICH
SECONDO IL MANOSCRITTO DI
WESTMINSTER
iuliana di Norwich apre il manoscritto di Westminster con un'immagine della Vergine Maria in adorazione del Figlio suo, come in Dante, Paradiso XXX.1-6.
I concetti teologici di Giuliana appaiono molto moderni. Il computer, così come il nostro cervello e i giochi affini al filetto, nella risoluzione di un problema utilizza semplicemente un sistema di numerazione binaria di "uno" e "zero". L' 'essere uno' per Giuliana corrisponde al conformarsi a immagine di Dio. 'L'essere nulla', il contrario dell' 'essere uno', rappresenta il male, che, in quanto tale, non esiste. L'essere infinito' è una proprietà di Dio, esiste in eterno, laddove i sempre più piccoli frammenti di tempo, così come la morte, appartengono al nulla.
Esistono tre versioni delle Visioni di Giuliana di Norwich. La prima, il manoscritto di Westminster, dI cui qui compaiono alcuni passi, fu redatta da Giuliana presumibilmente nel 1368, a cinquant'anni d'età. Il manoscritto di Parigi e due versioni più tarde, attualmente custodite alla British Library, contengono un testo composto da Giuliana nel cinquantesimo anno d'età. Si parla qui di una visione del Crocifisso, che Giuliana ebbe nel 1373, quando, così credeva, fu in punto di morte. Un'ultima versione fu composta nel 1413, a settanta anni d'età, epoca in cui i Lollardi, progenitori dei Quaccheri, venivano bruciati al rogo. Giuliana attese l'intera vita alla composizione di questo libro. Dai cinquant'anni e sino alla morte visse come anacoreta, da reclusa, in un romitaggio presso la Chiesa di san Giuliano a Norwich. Vestì, verosimilmente, l'abito nero delle monache Benedettine - e con molta probabilità fu nel Convento di Carrow. Come Margery Kempe di Lynn fu consigliera spirituale e consolatrice degli afflitti. In tutte queste versioni, eccetto l'ultima, Giuliana include passi della Bibbia in Middle English, da Isaia, da Giona, dalle Lettere e da molti altri libri. Non osa, tuttavia, fare questo nella versione del 1413, al tempo in cui possedere o anche solo usare la traduzione in inglese della Bibbia di Wyclif sarebbe costato l'essere bruciato sul rogo come eretico Lollardo. Eppure l'ultima parola della sua ultima versione è il termine Lollardo 'cristiano mio pari', il mio proprio prossimo, mio simile agli occhi del Creatore.
L'iniziale del manoscritto di Westminster è miniata
in blu con decorazioni in rosso eseguite a pennino. Il testo è
vergato in marrone. Manine a margine indicano le parti
importanti del testo. Le parti qui in grassetto, le parole di
Cristo, nel manoscritto di Parigi sono in rosso.
Testo
l nostro amabile e buon Signore Dio, in parte, mi rivelò la sapienza e la verità dell'anima della nostra Vergine benedetta, Santa Maria, ho così compreso la riverente adorazione con la quale Ella ha contemplato il suo Dio, il suo Creatore, quello stupore e immensa riverenza poiché Lui sarebbe nato da lei, semplice creatura da Lui stesso creata. Questa, dunque, la causa del suo stupore: 'Che colui che era il suo Fattore fosse nato da lei, sua creatura.' Questa saggezza e verità, di fronte alla conoscenza della grandezza del Creatore e della sua propria piccolezza, quale creatura, è la causa per la quale Maria con assoluta umiltà così dice all'Arcangelo Gabriele, 'Eccomi, sono l'ancella del Signore.' Questa sapienza e verità fa sì che Ella veda il suo Dio tanto maestoso, tanto eccelso, tanto possente e tanto buono che la grandezza e la nobiltà e la contemplazione di Dio la colmarono di riverente tremore. Al tempo stesso, si vide così piccola e misera, così semplice e povera dinanzi al suo Dio che tale riverente timore la ricolmò di umiltà. Per tale fondamentale verità, fu, dunque, piena di grazia e di ogni virtù molto più di ogni altra creatura. In virtù di questo compresi pienamemte che Ella, per i suoi meriti e la sua perfezione, è al di sopra di tutti coloro che Dio ha creato al di sotto di lei. Più in alto di lei non esiste alcuna cosa creata, eccetto la beata umanità di Cristo, così come a me apparve. Questo mi fu rivelato dal nostro buon Dio per via dei sensi dell'intelletto e per ammaestrarci.
. . . . .
A questo punto Egli mi
mostrò una piccola cosa, grande quanto una nocciola, che
parevami stare nel palmo della mia mano. Rotonda come ogni
altra sfera. L'ho guardata con gli occhi dell'intelletto e ho
pensato, 'Che cosa mai può essere?'
E questa è stata la risposta: 'Questo è tutto ciò che è creato'. Mi chiedevo con stupore come avesse potuto
sussistere, pensavo che a causa della sua piccolezza avrebbe
potuto improvvisamente ridursi a nulla. E la risposta giunse
all'occhio del mio intelletto: 'Sussiste
e sussisterà sempre perché Dio l'ama'. Tutte le cose hanno così origine dall'amore
di Dio.
In questa piccola cosa ho visto tre attributi. Il primo attributo è che Dio l'ha creata. Il secondo è che Egli l'ama. Il terzo è che Dio la custodisce. Ma cosa simboleggia questo per me? In verità, il Creatore, il Custode, l'Amore. Poiché fino a che non mi sarò unita a Lui mai avrò piena pace o vera beatitudine. Questo significa fino a che non sarò in perfetta unione con Lui, fino a quando nulla di ciò che esiste nel creato più si interponga tra me e il mio Dio.
Pensavo che questa piccola cosa che è creata per la sua stessa piccolezza avrebbe potuto ridursi a nulla. Da qui dobbiamo avere piena coscienza che tutte le cose che sono create nulla sono in confronto all'amare e al possedere Dio che è increato.
A motivo di ciò non
troviamo pace nel nostro cuore e nella nostra anima. Cerchiamo
la pace in questa cosa così piccola e dove non vi è alcun
ristoro. Non riconosciamo Dio, che è l'Onnipotente, che è Sapienza, è Somma bontà. Lui
è la vera pace. Così conosceremo Dio, Egli ama che noi
troviamo riposo in Lui. In quanto tutto ciò che è al di
sotto di Lui non è pienezza. A causa di ciò nessuna anima
può trovare riposo finché non fa vuoto di tutto ciò che è
creato. Allorquando l'anima, per amore, anela a far vuoto
dentro di sé e possedere Lui che è tutto. Solo allora può
trovare la pace dello spirito.
Il Signore ancora mi rivelò che non esiste più grande gioia per Lui che accogliere un'anima pura nella sua nudità, un'anima semplice e umile. Tale anelito è la naturale inclinazione dell'anima toccata dallo Spirito Santo. Per via dei sensi dell'intelletto questo ho inteso della visione: 'Dio, per la tua bontà, donami te stesso. Poiché tu mi basti non posso chiedere altro che sia meno di questo, così ch'io possa essere pienamente degna di Te e renderti onore pieno. Se meno di questo dovessi chiedere, sempre qualcosa mi mancherebbe. Solo in Te non manco di nulla'. Queste parole, 'Dio di bontà', sono letizia per la nostra anima e sono vicinissime alla volontà di nostro Signore. Poiché la Sua bontà è in tutta la Sua creazione e in tutte le Sue opere benedette e tutte le trascende nei secoli dei secoli. Poiché Egli è l'infinito e ci ha creati solo per Se stesso, ci ha redenti con la Sua preziosa Passione e nel Suo amore benedetto ci custodisce. E tutto questo per la sua benevolenza. Questa visione è stata a me concessa, come ho inteso nello spirito, per ammaestrare le nostre anime e con sapienza conformarsi alla bontà di Dio.
Volontà di Dio è ottenere tre cose nella nostra preghiera come Suo dono. La prima cosa è quella di pregare con pieno intento, con tutta la mente, senza indolenza e, per sua grazia, con gioia e letizia. Senza sciocca pesantezza e vano patimento. La seconda è il rimanere saldi in Lui per amor suo, senza lamento, e senza resistergli a causa delle mire terrene, poiché questa avrà breve durata. La terza cosa è che confidiamo in lui con tutte le nostre forze e con salda fede. E Sua volontà il farci conoscere che arriverà all'improvviso, pieno di benedizioni per tutti coloro che Lo amano. Segreto è il Suo operare, e solo allora sarà conosciuto. La Sua venuta sarà improvvisa e come un lampo e crederemo in Lui, poiché Sua è la potenza, è Egli umile e amabile. Sia Egli benedetto.
Dopo vidi Dio in un punto. Da questa visione percepita per via dei sensi dell'intelletto compresi che Egli è tutte le cose. Nella contemplazione riflettendo, percependo e comprendendo, tramite quella visione, che Egli crea tutto ciò che è creato, ama la più piccola cosa. Vidi che nulla è creato per opera del caso o senza ordine, tutto è, invece, creato dalla onniveggente sapienza di Dio. E qualora vedessimo agire il caso o la fortuna nella vita dell'uomo, la nostra cecità e la nostra deficienza di presagio ne sarebbero la causa. So bene, dunque, che per nostro Signore Dio non vi è causalità o accidente. E' necessario, pertanto, che io riconosca che tutte le cose create sono cose buone, poiché il nostro Signore Dio crea tutte le cose. In quell'attimo mi fu manifestato non l'operare della Creazione, ma quello di nostro Signore Dio nella creazione, poiché Egli è il centro di tutte le cose e tutto crea.
E sono certa che non compie il male. E qui ho visto con certezza che il male non è. In altre visioni ancora nostro Signore Dio mi disse: 'Vedi, io sono Dio. Vedi, sono in tutte le cose. Vedi, creo tutte le cose. Vedi, mai ho abbandonato le mie opere, né mai le abbandonerò per l'eternità. Vedi, conduco tutte le cose verso il fine da me per esse prefissato sin dall'eternità - con la stessa potenza, lo stesso amore, la stessa sapienza con cui le ho create. Come potrebbe, dunque, esistere qualcosa che non sia cosa buona?'.
Vidi, con assoluta certezza, che Egli mai muta le Sue disposizioni nell'opera Sua, e questo mai farà in eterno. Non vi è nulla a Lui sconosciuto nella creazione secondo l'ordine e la bontà fissati sin dall'eternità. Tutte le cose, dunque, furono ordinate prima che alcunché fosse creato e per tutta l'eternità.
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E questo mi fu rivelato con tali parole: 'Hai raggiunto la pace?' E Cristo pronunciò queste altre parole, 'Se tu hai la tua ricompensa, io ho la mia ricompensa'. Come se avesse detto: "E' mia gioia e cosa a me gradita e niente altro a te chiedo per il mio sacrifio se non che io possa darti il premio'. Questo egli mi fece percepire con i sensi dell'intelletto: la natura di colui che dona con gioia. Il datore gioioso non considera ciò che dona, ed il suo desiderio è tutto proteso a compiacere e confortare colui a cui ne fa dono. E se colui che riceve il dono lo accoglie con gioia e gratitudine allora l'amabile datore ritiene esser nulla tutto il suo sacrificio e tutta la sua passione per la gioia e il compiacimento che prova, poiché ha fatto cosa tanto gradita a colui che Egli ama, e tanto lo ha confortato. Questo mi fu rivelato abbondantemente e in pienezza.
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Nostro Signore si manifestò ancora con una rivelazione sulla preghiera. In questa visione vidi che due sono le condizioni così come intese da nostro Signore. Una è che la preghiera sia retta. L'altra che la nostra fiducia sia assoluta. Sovente, tuttavia, manca la piena fiducia poiché non abbiamo la certezza che Dio ci ascolti. Pensiamo che ciò sia dovuto al nostro essere indegni, e ci per questo ci sentiamo nulla. Sovente, dopo aver pregato, ci sentiamo spogli e come prima proviamo aridità. Questa percezione unitamente alla nostra stoltezza è causa della nostra debolezza. E io stessa ho provato questo.
E nostro signore in un subito mi ispirò nell'intelletto rivelandomi queste parole: 'Io sono il fondamento della tua preghiera. Come prima cosa è mia volontà che tu giunga a pregare, sono io ad ispirarti a voler questo. Come sarebbe, dunque, mai possibile che tu non fossi esaudita dal momento che io stesso ho fatto sì che tu pregassi. E tu preghi?' Ed ecco così è nella prima argomentazione delle tre che seguono: il nostro Signore Dio per quanto possibile dà consolazione utilizzando le medesime parole della prima argomentazione. Ove Egli dice, 'E tu preghi', manifesta la sua somma gioia e l'infinita ricompensa che ci concederà per il nostro pregare.
E disse nella sesta argomentazione, 'Allora come sarebbe possibile?' Questo fu detto relativamente a qualcosa di impossibile. Poiché è la cosa più impossibile che mai possa accadere il supplicare misericordia e grazia senza poi ottenerle. Poiché tutte le cose che nostro Signore ci induce a chiedere, è lui stesso ad averle per noi preordinate sin dall'eternità.
Da questo possiamo, dunque, comprendere che il nostro chiedere non è l'origine della benevolenza e della grazia che Egli concede a noi, ma ciò emana dalla Sua propria bontà che egli propriamente manifesta con queste dolci parole: 'Io sono il fondamento della vostra preghiera e del vostro chiedere'. E' volontà di nostro Signore che tutti coloro che Lo amano sulla terra sappiano questo. E quanto più noi lo comprendiamo tanto più dovremo tendere a questo, se sapientemente sapremo accoglierlo. E', dunque, questa la volontà di nostro Signore.
La sapiente preghiera è sincera perseverante volontà dell'anima ispirata dalla grazia, tutt'una con la volontà dello stesso nostro Signore Dio. E' Lui il primo a ricevere le nostre preghiere, così credo, accogliendole con piena gratitudine e somma gioia. Le innalza al cielo e le custodisce come tesori; qui mai andrannno perdute. Là la nostra preghiera è accetta al cospetto di Dio e della sua Santa Corte celeste per sempre esaudirci nei nostri bisogni. E quando raggiungeremo la beatitudine in cielo il gaudio sarà la ricompensa alle nostre preghiere, e adoranti renderemo grazie a Lui per l'eternità. Il Signore nostro Dio esulta di gioia ed è pieno di gaudio per la nostra preghiera, Egli la attende e la accoglie. E' mediante la Sua grazia che l'orazione rende noi simil a Lui per condizione così come lo siamo per natura.
Disse anche, 'Prega anche se credi che questo non ti aiuti'. Anche la preghiera di ringraziamento è orazione. Il ringraziamento è un'autentica sapienza interiore unita a una grande riverenza, a un timore con sollecitudine, fino a suscitare il volgerci con tutte le nostre forze volti verso le opere a cui Dio ci ha esortati, gioiendo e Lui ringraziando nell'intimo. E talora prorompe in profuse esclamazioni così esprimendosi, 'Signore Dio abbi pietà e sii Tu benedetto'.
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La Verità vede Dio, e la Sapienza Lo contempla. e da queste due origina il terzo, l'Amore, che è sublime santa dolcezza in Dio. Dove è verità e sapienza, in verità lì c'è amore e questo emana dalle due, così come tutto ciò che è stato creato da Dio. Poiché Dio è l'infinita sovrana verità, l'infinita sovrana sapienza, l'infinito sovrano amore che è da sempre.
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E' Sua volontà inoltre che sappiamo che questa amata anima era preziosamente congiunta a Lui quando è stata creata. Tale vincolo è così intimo e così possente tanto che l'anima è una con Dio, e in questa unità è resa sommamente santa. Dio vuole, inoltre, che conosciamo e comprendiamo che tutte le anime che saranno salvate in cielo per l'eternità sono avvinte strettamente in tale vincolo e unite in questo "esser uno" e in tale santità rese sante. Ed è per il sommo ed infinito amore che Dio ha per tutta l'umanità che Egli non differenzia nel suo amore tra la benedetta anima di Cristo e la più piccola anima che sarà salvata. Poiché è molto semplice vivere e credere che la dimora della benedetta anima di Cristo si eleva più alta nella gloriosa Deità. E in verità, comprendendo quello che il Signore intende, laddove è la benedetta anima di Cristo, là è anche la vita di tutte le anime che saranno salvate da Cristo.
Noi dobbiamo compiacerci grandemente del fatto che il nostro Dio ha posto la Sua dimora nella nostra anima, e ancor di più dobbiamo gioire che la nostra anima dimori in Dio. E la dimora della nostra anima è in Dio che è da sempre. Sommo discernimento è comprendere e sapere che Dio, che è il nostro creatore, ha preso dimora nella nostra anima. E maggior saggezza è più profondamente comprendere, e ancor più intuire e conoscere che la nostra anima, che è creata nell'essenza, dimora in Dio, e tale essenza, per grazia di Dio, ci rende ciò che siamo.
Inoltre l'onnipotente verità della Trinità è nostro Padre. Poiché ci ha creati e ci custodisce in Lui. E la profonda sapienza della Trinità è nostra Madre, in cui tutti noi siamo racchiusi. E la somma benevolenza della Trinità è nostro Signore e con Lui viviamo in intimità, e Lui è in noi. Tutto potenza, tutto sapienza e tutto bontà. Un unico Dio, un unico Signore, un'unica benevolenza.
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Dio è più vicino a noi della nostra stessa anima poiché Lui è il fondamento in cui si radica la nostra anima, Egli è colui che tiene uniti l'essenza ed il corpo materiale così che quella da esso non se ne parta mai. Poiché la nostra anima è in Dio, riposa in lui, in Dio rimane con salda forza; è per natura radicata in Dio, amore infinito. Se, dunque, vogliamo conoscere la nostra anima, vivere in comunione spirituale e insieme amare è cosa giusta cercare la nostra anima in Dio nostro Signore. Egli la racchiude in Sé.
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E così come in verità Dio è nostro Padre, altrettanto vero è che Dio è nostra Madre. E Dio manifesta questo in tutte le cose e più propriamente allorquando pronuncia queste dolci parole: 'Io sono colui che è'. Vale a dire, 'Io sono la potenza e la benevolenza di Dio Padre; Io sono la sapienza e la dolcezza della Maternità; Io sono la luce e la grazia che è tutto amore benedetto; Io sono la Trinità; Io sono l'Unità; Io sono la somma insigne bontà di tutte le cose; Io sono Colui che suscita il tuo amare; Io sono Colui che suscita il tuo bramare la pienezza infinita di ogni vero anelito'.
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Sento che vi sono tre modi di contemplare la Maternità di Dio. Il primo, è fondamento della nostra natura creata. Il secondo, deriva dalla nostra natura, da cui è originata la Maternità della grazia. Il terzo, è la Maternità della creazione e questo è un'effondersi della grazia medesima, un profluvio di grazia somma e perfetta per tutti i secoli dei secoli. E tutto è un unico amore.
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La protezione della madre è la più vicina, la più sollecita, la più sicura. E' la più vicina poiché è naturale, la più sollecita poiché è tutta amore, la più sicura poiché è verace. Questo ufficio nessuno mai sarebbe capace di adempiere perfettamente, se non Gesù Cristo, Uomo e Dio. Ben sappiamo che nostra madre ci dà alla luce con dolore e per la morte. Ma solo Gesù, nostra vera Madre, ci fa nascere alla gioia, alla beatitudine, alla vita eterna. Sia benedetto.
Ci sostiene, dunque, ci fa
rimanere in Lui e nel suo amore. Giunta l'ora patì, soffrendo
le più acute pene e i più atroci patimenti
che mai siano stati e saranno. Morì infine e tutto fu compiuto
per condurci alla beatitudine. Questo ancora, tuttavia, non
sarebbe stato abbastanza per il suo sommo amore. E questo mi
rivelò con queste somme ed eccelse parole d'amore, 'Se potessi, di più soffrirei.'
Gesù è morto una volta per sempre; mai cesserà il suo sacrificio. Deve, perciò, nutrirci poiché il prezioso amore della Maternità Lo ha reso nostro debitore. La madre può dare al proprio figlio il suo latte da succhiare, ma, Gesù, nostra preziosa Madre, può nutrirci offrendo se stesso, e questo Egli opera in totale umiltà e piena tenerezza per mezzo del Santissimo Sacramento del Corpo e Sangue Suo, il prezioso cibo di vita. E per mezzo di tutti questi dolci sacramenti Egli, benignissimo e misericordioso, ci sostiene.
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Siamo nelle dolci e
amorevoli mani della Madre nostra, sollecite e premurose.
Poiché in tutto questo operare Egli assume l'ufficio di una
amorevole nutrice che non ha alcun altro compito se non
attendere alla salvezza del suo bambino. La missione di nostro
Signore Gesù Cristo è quella di condurci alla salvezza. Questo
è compiuto per i suoi meriti, ed è conforme alla sua volontà
che si conosca. Sua volontà è che lo amiamo teneramente e
confidiamo in Lui con umiltà e con tutta le nostre forze.
Questo mi rivelò con queste benigne parole 'Vi sostengo fortemente'. Per di più un bambino per natura confida
sempre nell'amore della madre e, per natura, non pone la sua
fiducia in sé. Ama la madre ed essi si amano di mutuo amore.
Volontà di Dio è che fissiamo i nostri pensieri in questa benedetta contemplazione il più spesso e il più a lungo possibile.
Traduzione di Elisabetta Sayiner e AD
JULIAN OF NORWICH, HER SHOWING
OF LOVE AND ITS CONTEXTS ©1997-2024 JULIA
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